A.C. 4158
Presidente, Governo e colleghi, viviamo in un Paese straordinario per bellezza e fragilità. L'Italia centrale è il luogo del policentrismo diffuso, custode di tradizioni rurali, di grandi spiritualità, ma è terra di terremoti, terremoti che ci sono sempre stati e che sempre ci saranno e purtroppo l'orco periodicamente ce lo viene a ricordare con il suo boato, il suo sibilo, con la distruzione, la paura e con la morte: Ancona nel 1972, Fabriano e le aree interne nel 1997, l'Umbria, L'Aquila, l'Emilia Romagna e poi lo scorso 24 agosto Arquata, Amatrice, Accumuli, nel buio della notte, il 26 ottobre nel tardo pomeriggio e ancora il 30 ottobre mattina. Ma lo sciame sismico continua: migliaia le scosse che si sono susseguite dal 24 agosto, anche ieri una scossa con magnitudo 4.3 con epicentro Castel Sant'Angelo.
La regione Marche è senza dubbio la più colpita e ad assegnarci questo triste primato, di cui avremmo fatto volentieri a meno, sono i numeri nel loro cinismo – ce li ricordava prima la collega Manzi – che rendono questo sisma nelle Marche l'evento più drammatico dopo l'ultima guerra. Sono state interessate città medie, grandi, piccoli centri, da Monte Gallo nell'ascolano passando per Bolognola, Gualdo, Visso, Ussita, fino ad arrivare a Tolentino, Camerino, San Severino e la provincia di Macerata è quella che ha i danni più rilevanti.
Dietro questi numeri ci sono le persone, c’è la vita reale, c’è la disperazione di chi ha perso tutto, di chi ha perso la propria casa, casa che non è soltanto un riparo, un tetto, ma è il luogo degli affetti, il luogo della fiducia, il riparo dall'insicurezza, dalla precarietà.
Ci sono tante immagini che ci portiamo dietro. Io ne ho almeno due: la prima è questa, è quella delle persone in preghiera la domenica mattina, il 30 ottobre, davanti alle chiese, che hanno rappresentato con forza e con drammaticità il senso di quanta precarietà, paura e smarrimento avvertiamo dinanzi al terremoto, l'angoscia di chi è costretto ad abbandonare i luoghi della propria vita per mettersi in sicurezza; la seconda immagine la voglio dire in conclusione, ci voglio chiudere questo intervento: torno ai numeri dal sisma; dietro questi numeri c’è anche e soprattutto il senso della sfida o meglio delle sfide, perché ne vedo almeno due, molto ambiziose ma da vincere in nome dell'interesse generale; la prima è l'assistenza costante alle popolazioni e la ricostruzione certamente. Bisogna far ripartire subito la fabbrica ovvero quel sistema integrato produttivo legato alla terra, all'ambiente, all'agroalimentare, ai parchi e la seconda è la rinascita delle aree che hanno subito gli effetti del terremoto, che costituisce, oltre che un obbligo morale, una priorità vera, nella prospettiva di affrontare in termini nuovi e concreti il tema della fragilità idrogeologica di vaste porzioni del territorio nazionale, non limitandosi ad interventi di carattere emergenziale, ma avviando un vasto programma di investimenti in tale campo, per accelerare lo sviluppo e la modernizzazione del Paese.
Serve quello che Renzo Piano ha definito al Senato un progetto generazionale e Casa Italia va in questa direzione. Appena eletto in Parlamento, il mio primo atto fu la presentazione di una mozione sul tema della resilienza, termine usato in ingegneria per indicare la capacità di un materiale di assorbire energia, capacità che in Protezione civile si muta nella capacità di una comunità, del suo territorio, delle infrastrutture di affrontare gli eventi calamitosi e di resistere all'urto, di superarlo e di uscirne rafforzata o addirittura trasformata.
Quella mozione è agli atti, ma c’è un lavoro importante del Governo, del Governo Renzi in questi anni, con una serie di misure di carattere preventivo, finalizzate al miglioramento sismico degli edifici e alla messa in sicurezza dei territori più vulnerabili. Questo lavoro nel decreto in discussione oggi viene portato a sintesi e reso omogeneo.
Per quanto riguarda il rischio sismico, si tratterà anche in questo caso di dare continuità a quei programmi volti ad approfondire il quadro delle conoscenze tramite gli studi finalizzati alla classificazione sismica del territorio, alla microzonazione, sviluppando nel contempo azioni rivolte alla prevenzione a scala urbana e alla messa in sicurezza degli edifici privati e pubblici, con particolare riferimento all'edilizia scolastica e agli edifici dichiarati di interesse strategico per le finalità di protezione civile.
Poi ce ne sono anche altre di sfide importanti, come dar vita ad una ricostruzione che sia capace di definire non solo nuove tecniche, ma anche l'utilizzo di nuovi materiali da impiegare per la realizzazione di case e altri fabbricati, in grado di garantire, in un'area altamente sismica, la sicurezza delle persone. Così come per lo straordinario patrimonio artistico, che il terremoto ha drammaticamente danneggiato. Le Marche sono un museo diffuso, ce lo dicono i numeri, oltre che la storia e il patrimonio.
Mi soffermo, però, su quella seconda sfida, quella di breve e medio periodo. Un Passo importante ce lo fa fare la strategia nazionale sulle aree interne, fondamentale per ricostruire una politica di sviluppo sostenibile di questi territori, e si inserisce in questa direzione anche la legge sui piccoli comuni, le zone montane, i centri storici. Ripopolare i territori interni, rurali e montani, è una questione di interesse nazionale. Dobbiamo mettere in campo sgravi e incentivi per le ristrutturazioni nei passaggi generazionali, perché ereditare un fabbricato vecchio dal nonno non sia una maledizione, come spesso dice il capogruppo del PD in Commissione ambiente, Enrico Borghi. Dobbiamo sostenere chi, ereditando un bene immobiliare vecchio, lo vuole mettere in sicurezza e ristrutturare, e questo in generale.
Nello specifico, per quei territori colpiti dal sisma, però, è tanto più importante, quanto necessario, agire con velocità, costantemente e contemporaneamente su tutti i versanti, per mantenere le persone e le imprese, garantire una struttura sociale, evitare il processo di spopolamento. Non si possono sfilacciare le comunità, non si devono separare le comunità. Il tessuto comunitario del territorio dei Sibillini va puntellato e messo in sicurezza, proprio come per le case. L'economia di queste zone è un'economia di comunità ed è proprio per questo motivo che bisogna innanzitutto ricostruire le comunità, perché altrimenti è inutile che si riparli di ricostruzione economica. Senza artigianato di servizio, senza i panettieri, le lavanderie, le piccole botteghe e il resto, non può esistere nemmeno il turismo, attività fondamentale per questo territorio.
Nel decreto-legge, all'interno di questa iniziativa legislativa, c’è anche un'attenzione a questi temi e questo spirito di fondo, provare cioè a rallentare e invertire il processo di graduale impoverimento demografico che è in atto in quei territori. Noi dovevamo e dobbiamo mantenere un impegno preso nei confronti delle popolazioni terremotate, che ci chiedevano e continuano a chiedere: non abbandonateci, non lasciateci soli. La presenza costante a diversi livelli dello Stato è stata fondamentale e continuerà ad essere fondamentale. Bene il Presidente Mattarella, bene il Presidente incaricato Paolo Gentiloni, bene la presenza dei presidenti delle regioni, dei Presidenti di Senato e Camera, del Presidente Renzi, che è stato lì nelle settimane scorse, ma questa presenza ci è testimoniata, ad esempio, dall'Europa, spesso così lontana, che si è dimostrata vicino. Il Parlamento Europeo ha approvato giorni fa una risoluzione per lo stanziamento di 30 milioni di euro in favore delle zone terremotate. Fondamentale è quanto stiamo facendo oggi con il decreto terremoto, fondamentale quanto abbiamo fatto la scorsa settimana approvando in via definitiva la legge di bilancio.
E comincio dalla legge di bilancio, un tassello importante per garantire la sopravvivenza e le prospettive future delle collettività colpite dal sisma, misure importanti. Le riassumo: 4 miliardi e mezzo le risorse stanziate per finanziare la ricostruzione privata e pubblica nei territori del centro Italia colpiti dagli eventi sismici degli ultimi mesi; i fondi messi a disposizione dal 2017 fino al 2047, quindi per trent'anni, serviranno a sostenere la ricostruzione di tutti gli edifici privati danneggiati, comprese le seconde case e gli immobili produttivi, nonché la riparazione e la ricostruzione degli edifici pubblici a partire dalle scuole, fino a ricomprendere il patrimonio culturale di quei territori; la sospensione dei versamenti dei tributi e contributi per le popolazioni colpite dal sisma; l'avvio del Piano casa Italia; prorogata al 31 dicembre 2017 la detrazione al 50 per cento per le spese relative all'acquisto di mobili; il riconoscimento anche per il 2017 e il 2018, nella misura del 65 per cento, del credito d'imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive, turistico-alberghiere, inclusa l'attività agrituristica. Il provvedimento utilizza, dunque, opportunamente sia i meccanismi di finanziamento, anche bancario, sia lo strumento della leva fiscale, per assicurare il massimo sostegno possibile alla salvaguardia e al rilancio del tessuto civile, sociale, urbanistico, economico e produttivo delle aree interessate. Non si limita a proporre e a predisporre le risorse e i meccanismi di finanziamento a sostegno e in favore delle popolazioni interessate, ma definisce in termini complessivi il quadro istituzionale e organizzativo, i sistemi di controllo e garanzia, nonché il contesto giuridico necessario per assicurare razionalità, compiutezza, efficacia e trasparenza.
Ci sono cinque pilastri del decreto: la rapidità, la qualità e l'efficienza degli interventi nel massimo rispetto dell'identità dei luoghi e degli edifici; la responsabilizzazione delle comunità locali di tutti i livelli istituzionali presenti; la trasparenza; la legalità e il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata; infine, l'equità, vale a dire la corresponsione di quanto cittadini e imprese si aspettano, proporzionalmente ai danni che i loro uffici e le loro imprese hanno subito.
Una delle novità più importanti del decreto – lo ricordava il relatore – è, accanto alla ricostruzione di tutte le prime case, nel cratere anche delle seconde case. Si prova a raggiungere l'obiettivo, anche con una scelta come questa, di mantenere integro il tessuto sociale delle istituzioni del territorio.
Poi, per quanto riguarda il tessuto economico, c’è una grande attenzione per l'agricoltura e l'agroalimentare, settori importanti, che coprono oltre il 30 per cento degli occupati in questa zone, ma che non sono gli unici. Ricordo che le stesse zone ospitano imprese manifatturiere e di trasformazione di livello nazionale e internazionale, il distretto dei pellettieri di Tolentino, ad esempio, imprese di trasformazione delle carni, di produzione agroalimentari, infissi, moda servizi, design, senza contare le miriadi di imprese e operatori vari, che in questi anni si sono dedicati all'accoglienza turistica.
La provincia di Macerata è la più colpita, nella regione più colpita. Si può pensare non soltanto a trattenere le piccole imprese già esistenti o a ristrutturare meglio e salvaguardare quelle grandi, ma anche a rendere quel tessuto economico attrattivo, grazie a strumenti che la legislazione nazionale, recentemente aggiornata, ha messo a disposizione delle aree in crisi.
Un'ultima riflessione la dedico, come hanno già fatto i miei colleghi in precedenza, al sistema universitario. Se l'ateneo di Macerata ha subito minori danni, non marginali, per Camerino la situazione è davvero drammatica. Per Camerino gestire il destino dell'università significa gestire il destino della città. C’è stata una reazione molto forte e immediata da parte del rettore e del prorettore. L'ateneo di Camerino, già precedentemente al sisma, rappresentava un motore e un riferimento per lo sviluppo delle piccole e medie imprese e per gli enti del territorio. Proprio da questa situazione emergenziale potrebbe nascere quella che è una richiesta che l'ateneo ha portato avanti da tempo, cioè un centro di ricerca e di sviluppo di assoluta eccellenza.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Dopo le scosse dell'ottobre scorso, girava un'immagine sui social molto bella: un cuore disegnato, sopra una crepa in terra, di un rosso acceso. Quel cuore così rosso era spezzato a metà, trafitto da una crepa sul cemento. Ma tanto più era profonda quella crepa, tanto più era acceso quel rosso di quel cuore, sopra il quale c'era scritto: forza Marche. Ecco, quel cuore è il cuore dei sindaci, che con immensa volontà e generosità vogliono garantire un futuro alle comunità rappresentate. È il cuore delle donne e degli uomini del sistema nazionale di Protezione civile, che nel mondo tutti ci invidiano, formato da diversi soggetti, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il sistema degli enti locali, delle colonne mobili di Protezione civile che fanno capo alle regioni, il sistema del volontariato nazionale di Protezione civile. È il cuore delle forze dell'ordine e del personale sanitario. È il cuore dei presidenti delle regioni coinvolte, il cuore del commissario governativo alla ricostruzione Vasco Errani, il cuore del rettore, del prorettore, degli studenti, degli imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, insomma, è il cuore di tutti noi, di una comunità forte, come quella marchigiana, che della solidarietà e della dignità fa i propri tratti distintivi.
La lettera di Andrea, Presidente: questa era la seconda immagine con la quale chiudo e che citavo all'inizio. La lettera di Andrea, uno dei soccorritori, che ha scritto e ha lasciato sulla barra della piccola Giulia, la bambina morta a Pescara del Tronto, ci parla da sé. In quella lettera c’è scritto: abbiamo fatto tutto il possibile per tirarvi fuori da lì. La squadra di soccorso, infatti, è riuscito a salvare la sorellina, Giorgia, di quattro anni, ma non ce l'ha fatta a salvare Giulia. Lasciamo da parte il contenuto della lettera struggente, alla fine della quale era disegnato un cuore. Prendiamo il gesto, prendiamo il senso di colpa di quelle parole, in quelle parole, prendiamo l'uomo, prendiamo il servitore dello Stato: lì c’è l'Italia migliore.
E, infine, un appello, Presidente, che faccio da questa assise e da questo Parlamento. Se volete dare una mano alla nostra regione e alle regioni coinvolte dal sisma, venite in vacanza dalle nostre parti, perché la bellezza ha un valore profondo, non è assuefazione ma curiosità, stupore, meraviglia. È essa stessa una sfida.